Stai Bene Addosso
Riflessioni sulla Salute Mentale e il Benessere Psicologico
Ci sono progetti che parlano chiaro, senza fronzoli, e “Stai Bene Addosso” è uno di quelli. Insieme a Solodallamente e con le pazzesche illustrazioni di Fernando Cobelo, abbiamo creato quattro magliette che parlano di salute mentale: dell’importanza della psicoterapia, del disturbo d’ansia, di ADHD e di depressione.
Ogni maglia è accompagnata da un QR code che rimanda ad un approfondimento su questi temi, affinché queste frasi possano essere la scintilla per una conversazione più ampia, per riflettere e capire di cosa parliamo: ringraziamo Francesco Italiano per il supporto nel preparare questi approfondimenti con entusiasmo e la sua solita professionalità.
Il 60% del ricavato andrà alla Cooperativa Olinda che ha tra gli obiettivi principali quello di ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con fragilità legate alla salute mentale in un sistema delle opportunità nel quale possano applicare le loro capacità, imparare, decidere, ricominciare da capo, avere un mestiere, una casa e degli amici. Uno degli spazi che concretizza questa progettualità è ad esempio Mosso Milano, il centro sociale e culturale che si trova nella zona del Parco Trotter.
Comprare una maglietta non cambia il mondo, ma contribuisce a qualcosa che lo sta già cambiando. Se volete fare qualcosa, anche una cosa minuscola, cominciate da qui. Forse non risolve, ma aiuta, e a volte è tutto quello che serve.
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T-shirt Faccio terapia perchè tu non la fai
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Ansia: un'emozione tra adattività e disagio patologico
L’ansia è un’emozione complessa e naturale, spesso sperimentata come una sensazione di apprensione o preoccupazione per un evento futuro. Dal punto di vista evolutivo, l’ansia ha un ruolo adattivo fondamentale: è un meccanismo di difesa che prepara il corpo e la mente ad affrontare potenziali pericoli. Quando percepiamo una minaccia, reale o immaginata, l’ansia attiva il sistema di ‘lotta o fuga’, aumentando la vigilanza, la concentrazione e la reattività. In situazioni come esami, colloqui di lavoro o eventi importanti, un livello moderato di ansia può migliorare le prestazioni, spingendoci a pianificare e a impegnarci di più.
Tuttavia, non sempre l’ansia svolge questa funzione positiva. Quando diventa troppo intensa, frequente o sproporzionata rispetto alla realtà, può trasformarsi in una fonte di disagio significativo. In questi casi, l’ansia smette di essere un’alleata e si trasforma in un peso che ostacola la qualità della vita. Segnali di un’ansia problematica possono includere preoccupazioni costanti e difficili da controllare, difficoltà a dormire, sintomi fisici persistenti come tachicardia o tensione muscolare, e il senso di essere sopraffatti anche in situazioni quotidiane. In casi ancora più gravi, l’ansia può diventare patologica, manifestandosi in forme come il disturbo d’ansia generalizzato (GAD), il disturbo di panico, le fobie o il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD). Queste condizioni richiedono attenzione clinica perché non solo interferiscono profondamente con le attività quotidiane, ma possono anche generare isolamento sociale, difficoltà lavorative e compromissione delle relazioni personali.
Rivolgersi a un professionista della salute mentale è utile quando l’ansia causa sofferenza persistente o limita la libertà di azione. La terapia, soprattutto cognitivo-comportamentale, può aiutare a comprendere e gestire i meccanismi che alimentano l’ansia, insegnando strategie per affrontare le situazioni stressanti in modo più efficace. In alcuni casi, può essere affiancata da un trattamento farmacologico, sempre sotto la supervisione di un medico. Superare l’ansia patologica non significa eliminarla del tutto, ma imparare a riconoscerla e utilizzarla come un segnale per prendersi cura di sé e delle proprie emozioni.
Faccio terapia così che non la faccia tu: responsabilità emotiva
“Faccio terapia così che non la faccia tu” è una frase che racchiude una profonda verità: il lavoro su di sé non è solo un atto di cura personale, ma anche una responsabilità verso gli altri. Molti disagi interpersonali nascono dalla negligenza di chi evita di affrontare i propri aspetti disfunzionali, come difficoltà nella regolazione emotiva, comportamenti impulsivi o schemi relazionali tossici. Questa mancanza di consapevolezza e di gestione può riversarsi sugli altri, causando tensioni, incomprensioni e, nei casi peggiori, vere e proprie compromissioni nei rapporti.
La terapia diventa quindi uno spazio in cui prendersi la responsabilità delle proprie azioni e reazioni, riconoscere i propri limiti e imparare a non trasformare le proprie fragilità in un peso per chi ci sta vicino. È un atto di rispetto, non solo verso se stessi, ma anche verso le persone che condividono il nostro spazio emotivo. Affrontare ciò che ci destabilizza significa interrompere cicli di sofferenza e costruire relazioni più sane e autentiche. Investire nella propria crescita personale attraverso la terapia non è un segno di debolezza, ma di grande forza e maturità.
Depressione: oltre lo stereotipo dell'immobilità
La depressione è spesso associata allo stereotipo di una persona che rimane immobile a letto, sopraffatta dall’apatia e dall’incapacità di reagire. Sebbene questa sia una delle possibili manifestazioni, la realtà è molto più complessa. La depressione può essere sottile e invisibile, celata dietro una routine quotidiana apparentemente normale. Esiste, ad esempio, la cosiddetta depressione ad alta funzionalità, in cui la persona riesce a lavorare, socializzare e mantenere impegni, ma lo fa con un profondo senso di fatica emotiva, vuoto e mancanza di piacere.
Questa forma di sofferenza, spesso non riconosciuta, può essere altrettanto invalidante: chi ne soffre lotta costantemente con pensieri negativi, difficoltà di concentrazione, senso di inadeguatezza e un dolore emotivo che può consumare energie fisiche e mentali. La mancanza di segni esteriori evidenti alimenta lo stigma, portando a frasi come “ma sembri stare bene” o “non hai motivi per essere triste”, che banalizzano l’esperienza e isolano ulteriormente chi ne è colpito. Riconoscere che la depressione non è sempre visibile è fondamentale per promuovere empatia e consapevolezza. La sofferenza mentale, anche quando mascherata, merita attenzione e supporto. La terapia psicologica, il trattamento farmacologico e una rete di sostegno sono strumenti efficaci per aiutare chi vive con la depressione a ritrovare benessere e qualità di vita.
ADHD e procrastinazione: il peso della neurodivergenza
L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è una condizione neurodivergente caratterizzata da difficoltà nell’attenzione sostenuta, impulsività e, in alcuni casi, iperattività.
Una delle manifestazioni più comuni è la procrastinazione cronica, dovuta a problemi nella regolazione delle funzioni esecutive, come la gestione del tempo, la pianificazione e l’avvio delle attività. Questo può generare frustrazione e senso di inefficacia, aggravando il disagio personale. Le neurodivergenze, come ADHD, autismo e dislessia, sono varianti del funzionamento neurologico umano. Non rappresentano di per sé una patologia, ma modi diversi di processare informazioni e interagire con il mondo.
Riconoscere l’ADHD come parte della neurodiversità è cruciale per promuovere accettazione e inclusività. La diagnosi precoce è essenziale per fornire supporto adeguato e ridurre il rischio di problemi secondari, come bassa autostima o difficoltà relazionali. Gli interventi comprendono strategie comportamentali, strumenti organizzativi, percorsi terapeutici e, quando necessario, supporto farmacologico. È fondamentale anche lavorare sul contesto sociale, come la scuola e il luogo di lavoro, per creare ambienti che valorizzino le capacità dell’individuo neurodivergente e riducano le barriere che possono limitarne il potenziale. Un approccio inclusivo non solo migliora la qualità della vita di chi vive con l’ADHD, ma arricchisce l’intera comunità.
Testi a cura di Francesco Italiano
Sono uno psicologo clinico e psicoterapeuta con approccio cognitivo-comportamentale, un metodo caratterizzato da pragmatismo, riflessione, e un forte orientamento al presente. Mi concentro sulla sofferenza attuale del paziente, lavorando su strategie pratiche per gestire ansia, stress e altre difficoltà. Credo che alla base di ogni situazione avversa ci sia una complessa relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. Esplorarne i legami e comprenderne i ruoli causali è fondamentale per promuovere cambiamenti concreti e migliorare la qualità della vita.
Francesco Italiano, psicologo e psicoterapeuta e psicologo clinico
La Fabbrica di Olinda
Olinda è un progetto collettivo no profit nato nel 1996 con l’obiettivo di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano. Il punto di partenza è stato quello di ricostruire contemporaneamente biografia e identità delle persone e riconvertire gli spazi chiusi in luoghi aperti. C’erano molte persone e anche tanto spazio, ma sia le relazioni che lo spazio erano configurati in forma di distanza. Abbiamo iniziato organizzando feste, poi siamo diventati una cooperativa sociale aprendo prima un bar e successivamente un ristorante. Col passare degli anni sono nati molti nuovi progetti che compongono una sorta di sistema culturale locale per la cittadinanza sociale: un mix di impresa sociale, cultura e welfare locale con ristoranti e servizio catering, ostello e abitazioni, teatro ed eventi, bar e feste. Le attività di Olinda hanno tra gli obiettivi principali quello di ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con fragilità legate alla salute mentale. Lavorare, abitare e socializzare sono gli assi di validazione principali. Per questo motivo si è creato un sistema delle opportunità nel quale le persone possono applicare le loro capacità, possono imparare, scegliere cosa fare da grandi, decidere, sbagliare, star male, ricominciare da capo, avere un mestiere, una casa e degli amici. La Fabbrica di Olinda Soc. Coop. Soc. avvia percorsi personalizzati all’inserimento lavorativo e sociale di persone con fragilità legate alla salute mentale nell’ambito degli esercizi pubblici, a Milano nell’area dell’Ex Pini, dove è nata, con il Ristorante Jodok e l’OstellOlinda, all’interno del Teatro Elfo Puccini con il BistrOlinda, e nella zona Trotter/Via Padova con il centro sociale e culturale mosso. A Lecco gestisce Fiore, un ristorante pizzeria in un locale confiscato alla criminalità organizzata.